La prima volta che, come piccolo gruppo di redattori di Radio NoLo, siamo entrati nella sede di Vivi Down, prima, e di AVS, poi, per incontrare i ragazzi e presentarci in previsione del progetto Break Down Barriers, la sensazione che forse avremmo dovuto superare qualche barriera c’era. Che estranei saremmo stati? Chi avremmo incontrato? Ma è bastato varcare la soglia, essere accolti con un sorriso e venire presi per mano, sedersi in cerchio e fare un giro di nomi, perché le barriere immaginate iniziassero già a sembrare lontane.
Ciascuno si presenta e dice qualcosa di sé; intorno c’è grande ascolto, perché si sa che chi dice qualcosa lo fa perché è importante e merita rispetto. Non è facile parlare di sé, figuriamoci davanti a un gruppo di sconosciuti, eppure succede. Succede che Letizia si presenti dicendo “sono una persona, sono una ragazza di 21 anni, mi piace ballare”, e si senta quasi in dovere di precisare che lo è prima di tutto, prima della disabilità o delle etichette. Le barriere, che fatica.
La musica, le emozioni, il gioco sono linguaggi universali. E quindi poco importa se non parli bene, se sei un po’ impacciato nei movimenti, se non sai bene chi hai di fianco. Ciascuno sceglie uno strumento (il nostro primo incontro ha coinciso con il laboratorio musicale) e nell’allegro caos che si crea si improvvisa una danza. A un tratto è una festa. Chi non avevi mai visto fino a quel momento ti abbraccia, si improvvisano coreografie, ci si libera da qualche pensiero di troppo e si canta insieme. Le barriere che pensavi di trovare non ci sono davvero più.
Non ci sono nemmeno tra il dire e il fare: se vuoi, puoi. Basta cambiare base musicale, e abbiamo ballerini di break dance, hip hop o danza classica, una grinta e una grazia davvero invidiabili. Oppure cantanti, duetti romantici o esibizioni di solisti appassionati, qualcuno inizia a cantare di spalle nella stanza accanto per poi avvicinarsi e farsi gradualmente ammirare più da vicino. Qualcuno vuole ballare insieme ad altri, e allora vieni scelto. Se sei abbastanza forte da poter prendere in braccio, o in spalla, il nuovo amico che hai appena conosciuto, beh, allora la coreografia è fatta. Barriere? Ma dove?
La proposta di creare un format musicale che coinvolga i ragazzi viene accolta con entusiasmo. Più che spiegare cosa vorremmo fare, facciamolo. Chi vuole fare interviste, chi vuole cantare, chi vuole ballare, chi vuole fare il giudice. Non c’è quasi neanche bisogno di assegnare le parti, chi se la sente prova. E chi preferisce restare seduto a guardare ha un ruolo altrettanto importante: dove andrebbe lo spettacolo senza un pubblico? Le esibizioni vengono applaudite tutte, nessuno viene escluso o veramente giudicato, si premia l’impegno, l’entusiasmo, la voglia di mettersi in gioco. È bellissimo, perché non funziona così anche fuori di qui?
Le attività sono in fermento. Serviranno palette per assegnare i voti e premi da distribuire, il gruppo sa già a cosa dedicare i prossimi laboratori creativi. Si imparerà a usare un microfono, a stare su un palco mettendosi in gioco, ad applaudire chi si esibisce e a a chiedere cosa ne pensa a chi sta guardando. Si uscirà dalla sede dell’associazione per entrare in quartiere, per partecipare alla grande festa in programma al Trotter e agli Orti di Via Padova il 25 maggio.
Radio NoLo questa volta non sarà sul palco per raccontare il quartiere, ma porterà al quartiere le voci, le danze e i sorrisi dei ragazzi che abbiamo incontrato e che non vedono l’ora di farsi conoscere per quello che sono e sanno fare, e magari di intervistarvi, voi che passerete di lì. E sarà uno spettacolo, ve lo assicuriamo, senza barriere davvero.