20 anni. Sono 20 anni che vivo qui. Più precisamente 17 anni a nord di Loreto e 3 anni a NoLo. Lo dico subito: meglio adesso che prima. La qualità della vita è decisamente meglio. C’è la zona 30 originale autogestita dal basso, c’è gli atelier degli artisti emergenti, quelli che non hanno ancora abbastanza soldi per aprire a Isola; c’è il Sindaco Sala che quando non sa cosa fare viene a Nolo per monitorare a che punto siamo con la spremitura dello spritz.
Ma sono i numeri a parlare. Per esempio, 20 anni fa c’era una cacca di cane ogni 100 abitanti, oggi ogni 100 abitanti c’è un bar, ogni 1000 un cocktail bar, una discoteca ogni 5000 abitanti, di cui una discoteca gay discreta come un concerto dei Village People a Città del Vaticano e una discoteca latino-americana che al confronto il peggior bar di Caracas è un convento di suore di clausura.
Ma Nolo è molto di più. NoLo è cultura.
Per esempio, lo sapevate che ci sono tre librerie di cui una coranica, una che vende anche libri, e l’altra che sembra di entrare da Tiger per gente che vota Libertà e Uguaglianza, pensa che gli e-book non sono belli perché “vuoi mettere l’odore della carta” e fa la spesa soltanto con i prodotti del contadino, bio, a chilometro zero e cari come una Ferrari.
I libri sono 10 con titoli che variano da “Milano a impatto zero” a “Scoprire la Libia dei libici a fumetti”, da “Il modo migliore per affrontare le cose peggiori illustrato” a “L’arte dell’Acquarello con pennelli in Mater-B” o “Il magico libro di Peppa Pig per vegani”, “New York a piedi”, “Londra per celiaci”, “Manuale segreto illustrato del fruttariano pentito, volume 1: come mimetizzare una fiorentina in una fetta di ananas”.
il resto dello spazio è occupata da compassi in rovere e bioplastica, quaderni ecologici in carta ottenuta dal riciclo di scarti di prosciutto e sterco di yak, matite barricate nel nebbiolo biodinamico e essenze di petalo di stocazzo, penne a inchiostro biologico ottenuto pestando dei mirtilli a chilometro zero dentro un tino in mater b con piedi lavati con sapone di amido di tapioca e patate boliviane coltivate a Pioltello; o infine giocattoli per bambini in legno di quelli che è bello regalare se hai degli amici con figli che conti di non rivedere per i prossimi 10 anni.
Ovviamente, essendo a Nolo non è che la puoi chiamare libreria e basta. Se no, ti tocca di metterci dentro dei libri che qualcuno compra anche e, in ogni caso, non sei abbastanza in linea con la tendenza di un quartiere dove anche i ciclisti hanno una zona cocktail e le macellerie che contano fanno l’apericena il mercoledì. Puoi chiamarla centro di cultura socializzante, terreno di confronto interculturale, spazio di vicinato illuminato, mecca delle idee fighe, fertilizzante per cervelli comunitari e poi, per non farla chiudere in meno di tre mesi, aggiungere un servizio di minibar, una salumeria per signore, magari un parrucchiere gay che ti fa i capelli come Naingolann hipster o una ciclofficina per monoruota in balsa e compensato di faggio della lapponia.
Insomma, un luogo dove incontrarsi, imparare, restare e passare una volta all’anno quando sei disperato e non sai che cosa regalare agli amici hipster e in tutti gli altri posti devi fare a botte anche solo per entrare. Lo so che sembro polemico, che posso fare? A me le cacche di cane non davano così fastidio ma se la cultura fa aumentare anche solo di 1 euro il valore del mio metro quadro, dalla prossima volta voto anch’io Libertà e Uguaglianza.
(Il Mica Social di Carlo Turati puoi sentirlo all’interno del GiorNoLo Radio in onda ogni venerdì alle 13.00 su Radio NoLo e su ShareRadio)