Sabato 30 giugno, Pride Milano, la celebrazione dell’orgoglio della diversità.
Quest’anno non volevo fare figure, quindi mi sono preparato, ho partecipato a un corso propedeutico, diciamo una specie di Village People for Dummies.
Ad esempio ho scoperto che io sono cisgender. Cioè sono nato maschio, mi sento maschio, mi piacciono le donne. Ma non sono normale, sono solo più comune. Magari non a Nolo, ma in generale sulla Terra sì.
Ho anche imparato la differenza tra coming out e outing. Coming out è quando lo dici tu, outing è quando lo dicono altri. Esempio: ‘A Carlo piacciono le donne’ è outing. ‘Qui non si può andare avanti a pippe’ è coming out. Grazie al corso, ad esempio so, che gli attivi sono versatili, i versatili sono passivi e i passivi sono sinceri. Una parte di NoLo si sta preparando a partecipare all’evento, una parte polemizza e il restante 90% è interessato alla cosa come un eschimese a un frigorifero. Ma tutti sono incuriositi dal fatto che al vecchio acronimo LGBT ogni anno si aggiunga una lettera dell’alfabeto a testimoniare nuove diversità da annunciare, festeggiare e integrare. Tenuto conto che Facebook ha censito 56 possibilità di orientamento sessuale.
Partiamo dalle classiche LGBT: L sta per Lesbo, cioè donne che sono in competizione con me per una risorsa scarsa, G, sta per gay, ovvero uomini che se una donna li incontra per strada di solito dice: “Ma come si fa, con tutto questo ben di dio”. B sta per bisex, ovvero in tempo di guerra ogni buco è trincea e infine T che sta per trans che solo su Facebook ha 36 varianti quindi me lo risparmio.
Poi ci sono le nuove e meno note
Ad esempio, con la A abbiamo agender, persone né carne né pesce che vogliono che si parli di loro utilizzando il neutro. Ad esempio, hai visto esso ha il pene, hai visto essa non ha un pene.
Sempre con la A gli astrosessuali, soggetti senza particolari problemi ma che sessualmente si credono Samanta Cristoforetti.
Con la C ci sono i comosessuali, persone che, indipendentemente dal sesso di partenza, sentono intimamente di essere un lago.
Poi c’è la F di fighe di legno è un genere trasversale molto milanese: si nasce uguali davanti a Dio ma poi qualcuno/a se lo/a placca d’oro e te lo/a sventola davanti come un arbre magique senza fartelo/a toccare.
Con la I ci sono gli intersessuali ovvero persone con cromosomi un po’ maschili e un po’ femminili, tipo Conchita Wurst ma con il clitoride, o ancora meglio tipo Roberto Carlos che era un terzino ma segnava più gol di un centravanti.
N come nanosessuali – tendenzialmente uomini convinti che la legge della L sia un dogma della fede – e nonsessuali – persone che hanno col sesso lo stesso rapporto che un uomo di colore ha con la crema abbronzante. Si possono accoppiare bene solo con le fighe di legno.
Con la P ci sono i pansessuali, che qui va be, ndo cojo cojo. Con la Q, queer dall’inglese insolito che comprende ogni gusto sessuale eccentrico che vada dal sadomaso alle scimmie di mare.
Passiamo alla S dove troviamo i sapiosessuali, persone con propensione sessuale a dartela solo dopo averti fritto i testicoli su una padella antiaderente di mostre di pittura concettuale.
Per fine, abbiamo la U che sta per quei LGBT che vestono esclusivamente capi di Upim; la V come vegasessuali, uomini e donne che non potendo interagire con esseri viventi, finiscono a letto con un cetriolo; e la Z che sta per tutti coloro che si eccitano solo se durante un rapporto indossano una mascherina nera e il partner al momento dell’orgasmo gli dice: “Ho scoperto chi sei, Don Diego de la Vega”.
E infine, i diversamente uguali, quelli mesti, inutili, gli eterosessuali, gente che secondo il movimento del Pride nasce confusa e lo rimane per tutta la vita…ma senza la cui bizzarra normalità non saremmo qui a parlare di diversità e integrazione.
(Il prossimo Mica Social di Carlo Turati in onda nel GiorNoLo Radio del venerdì delle 12.30)